di Francesca D’Alessandro
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Alla base dell’’Architettura sostenibile ci sono senza dubbio le ipotesi di Herman Daly, padre della teoria della sostenibilità:
• l’utilizzo delle risorse rinnovabili non deve superare il loro tasso di rigenerazione;
• l’immissione di sostanze inquinanti (solide, aeree o liquide) nell’ambiente non deve superare la capacità dell’ambiente stesso di metabolizzarle;
• l’uso di risorse non rinnovabili (es. i combustibili fossili) deve ridursi progressivamente fino ad arrestarsi per essere sostituto da risorse di tipo rinnovabili. Il termine “sostenibile” si fonde perfettamente con l’Architettura in quanto quest’ultima è costantemente alla ricerca di soluzioni costruttive che massimizzano il benessere dei fruitori, garantendo contemporaneamente alle generazioni future la possibilità di conseguire lo stesso risultato, nella piena consapevolezza della ormai limitata disponibilità di risorse e della urgente necessità di contrastare l’incremento del tasso di inquinamento del pianeta. L’Architettura sostenibile si appropria e affonda le sue radici nel concetto di limite, inteso come risparmio di risorse e minima produzione di inquinamento in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio:
• estrazione e trasporto delle materie prime;
• trasformazione delle materie prime in semilavorati o prodotti finiti e trasporto nel cantiere per l’utilizzo;
• costruzione del fabbricato;
• periodo di utilizzo dell’edificio, con il funzionamento degli impianti e le manutenzioni dei componenti dell’edificio;
• fine dell’utilizzo, con la dismissione che porta allo smontaggio dei componenti e al loro reimpiego o alla discarica.
Un edificio consuma energia durante tutto il suo ciclo di vita, dal reperimento delle materie prime per la produzione dei materiali edilizi, fino al momento della sua dismissione. La fase più critica è l’utilizzo dell’edificio: su un orizzonte di 50 anni, riscaldamento, climatizzazione estiva, illuminazione e produzione di acqua calda incidono, per oltre il 90%, sul consumo complessivo di energia dell’intero ciclo di vita. Considerato che l’aspetto gestionale di una costruzione edilizia influisce notevolmente sull’impatto che essa ha sull’ambiente e, quindi, sui costi diretti ed indiretti, l’Architettura sostenibile ha, come obiettivo, la progettazione di edifici in grado di risolvere l’eventuale divario tra la concezione estetico-formale e quella energetico-funzionale, assicurando un ecobilancio positivo per l’intero edificio.
Ad oggi è possibile – allo stesso tempo doveroso – seguire delle linee guida per una corretta progettazione sostenibile dal punto di vista energetico, tenendo in considerazione fattori come:
• l’approccio bioclimatico (orientamento, soleggiamento e ombreggiamento, ventilazione naturale);
• la coibentazione dell’involucro edilizio (riduzione del fabbisogno energetico per riscaldare e raffreddare i locali abitati);
• il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili (biomasse, geotermia, fotovoltaico, solare termico, micro eolico);
• l’efficienza degli impianti (riduzione dei consumi a parità di prestazione);
• il corretto utilizzo della risorsa idrica, con l’adozione di tecnologie in grado di riusare l’acqua piovana per usi secondari o di consentire una elevata permeabilità dei terreni;
• la scelta dei materiali di cui si conosce la provenienza, scegliendo quelli estratti e prodotti nello stesso ambito ecoregionale (definito come un’area geograficamente omogenea).
I materiali che, più di altri, riescono ad aderire ai concetti espressi e descritti nei vari manuali applicativi delle linee guida per una costruzione sostenibile e a coniugare contemporaneamente le istanze della ecosostenibilità e della Bioecologicità – tradizionali o innovativi che siano – sono i seguenti:
• inerti, laterizi, pietra, legno, rame;
• fibre vegetali: bambù, canapa, cocco, sughero;
• isolanti di origine animale: lana di pecora.
Strutture all’insegna di turismo ecosostenibile si trovano in tutto il mondo, anche in Italia, strutture che ad esempio scelgono di utilizzare lampadine a basso consumo per perseguire una politica di risparmio energetico, consigliano ai clienti un utilizzo consapevole dell’acqua per evitare sprechi, si adoperano nella raccolta differenziata dei rifiuti e propongono soluzioni alternative ai mezzi di trasporto privato per le visite di piacere. Le attività connesse al turismo comportano importanti ricadute sul sistema socio-ambientale di una destinazione: se da un lato il turismo può divenire un incentivo al recupero dei beni storici e culturali e alla difesa delle risorse naturali, contribuendo a generare i mezzi economici per raggiungere tali obiettivi, dall’altro può ampliare problematiche come il traffico, congestione, inquinamento se non addirittura la distruzione dei sistemi ambientali e l’estinzione di forme di vita animali e vegetali.
Le attività di pianificazione, programmazione e regolazione, attuate anche considerando le numerose best practices in Italia e all’estero, sono dunque il più valido strumento per ampliare i benefici connessi e minimizzare gli impatti negativi. Attraverso la programmazione è possibile infatti prevedere, misurare l’impatto ambientale sulle risorse territoriali, sul sistema delle infrastrutture e dei servizi, verificare le capacità di carico e attivare azioni di delocalizzazione dei flussi verso aree sotto minor pressione, contribuendo allo sviluppo di zone arretrate economicamente.
Nella legislazione italiana non esiste ancora una definizione di agriturismo sostenibile, tuttavia vengono promosse ormai diverse iniziative per favorire lo sviluppo e la visibilità degli agriturismi che puntano sulla sostenibilità. Un eventuale prototipo da realizzare, dal canto suo, dovrà favorire tutte quelle pratiche che rendano l’azienda agricola e la ricettività agrituristica sostenibili sia nel contesto ambientale e paesaggistico in cui sorgerà, sia nei confronti dell’accoglienza dei turisti, favorendo attività ricreative che siano in completa sintonia con l’ambiente naturale e storico. In altre parole, l’agriturismo non dovrà essere l’ennesima “scusa” per favorire il turismo di massa, bensì dovrà essere l’occasione per favorire una maniera sostenibile di vivere le proprie vacanze, rispettando quindi le indicazioni della legge n. 135/2001 sul turismo, che prevede tra le varie voci dell’attività turistica quelle dirette a tutelare e valorizzare le risorse ambientali, i beni culturali e le tradizioni locali anche ai fini di uno sviluppo turistico sostenibile.
Ecco quindi tutte quelle scelte che possano rendere l’ attività e la vacanza del turista ad impatto (quasi) zero:
• agricoltura biologica;
• bioedilizia per tutte le strutture;
• uso di energie alternative;
• produzione ecologica di energia elettrica e di calore per i sistemi di riscaldamento;
• fitodepurazione delle acque;
• raccolta differenziata e produzione di compost con la parte organica;
• recupero delle coltivazioni locali, per favorire la biodiversità;
• offerta, per gli ospiti, di attività ricreative che rispettino e valorizzino l’ambiente storico e naturale.