La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, una responsabilità condivisa.
Lo scorso 21 marzo, presso L’Auditorium del Ministero dell’ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, è stata presentata la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Il documento è stato definito fortemente partecipato e condiviso, per la stessa ammissione del ministro Galletti, il quale ha enfatizzato come la realizzazione dei tanti contenuti, sia stata possibile grazie al contributo attivo di molti altri Ministeri, in particolare Esteri e Sviluppo Economico. La prima Strategia Nazionale intende delineare nuovi sentieri sostenibili per il futuro dell’Italia, caratterizzandosi per essere la prima proposta politica italiana, in risposta al nuovo modello di sviluppo previsto dall’Agenda Globale.
Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partenership, sono le cinque aree tematiche entro cui le diverse questioni; ambientali, sociali ed economiche, connesse ai 17 obiettivi di Sviluppo sono state analizzate. L’analisi di tali questioni, presenti in diversa misura su tutto il territorio nazionale, è avvenuta mediante l’utilizzazione di particolari indicatori dai quali si è potuto rilevare l’attuale posizionamento italiano rispetto ai singoli obiettivi di sviluppo. Avuto il quadro complessivo, il secondo step è consistito nell’immaginare possibili soluzioni volte al superamento di tali questioni. Da qui, i diversi contenuti della Strategia sono stati elaborati secondo quattro principi guida, ritenuti ormai imprescindibili per lo Sviluppo Sostenibile quali; Integrazione, Universalità, Inclusione e Trasformazione.
Questo lungo percorso che ha spinto la rappresentanza politica italiana verso la redazione della prima Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, va diramandosi lungo un Approccio Integrato alla Sostenibilità, basato sul principio di coinvolgimento dei diversi stakeholder territoriali, considerati tutti “parte attiva” nello sviluppo sostenibile della Società. La Strategia Nazionale quindi, si configura come una tappa saliente di un lungo processo di partecipazione. Come è stato ribadito dal presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS) Pierluigi Stefanini, tale processo, volto al cambiamento, non è che nella sua fase iniziale.
Il Documento segna l’inizio di un percorso, di una svolta socio-culturale, che necessita di una nuova etica-economica. Nella nuova economia del futuro infatti, non soltanto i valori ambientali avranno un ruolo cruciale, ma quella che ognuno di noi conosce come economia circolare, diverrà un punto essenziale nella reddittività d’impresa. Tutto questo per radicarsi nella nostra Società Globalizzata, ha bisogno di una sorta di Contro-Cultura dominante, che usa una comunicazione responsabile per promuovere il Benessere Sostenibile a tutti i livelli del Sistema. In tal senso azioni di comunicazione ed informazione, volte al perseguimento della Cultura della Sostenibilità, sono lo strumento ideale per vincere questa sfida tutta italiana. Una sfida che ci vede profondamente coinvolti nell’ambito dei luoghi in cui viviamo e che rimanda al principio di una responsabilità condivisa.
A tal fine cittadini, imprese, settori a supporto, organizzazioni non governative e soprattutto l’informazione hanno tra le mani la possibilità di cambiare il Sistema, tracciando un percorso di futuro migliore per l’Italia e gli Italiani.
SDG 8: importante passo avanti per il mondo del lavoro
Transforming our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development sostituirà gli Obiettivi di sviluppo del millennio. L’approvazione unanime degli Stati membri delle Nazioni Unite, di “Agenda 2030”, dà alla comunità internazionale quell’impulso di cui necessita per lavorare insieme e per affrontare le sfide poste all’umanità e al nostro pianeta, in particolare quelle nel mondo del lavoro. L’Obiettivo 8 cerca di “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.” Con una disoccupazione destinata a crescere nei prossimi cinque anni – probabilmente, entro il 2019, 212 milioni di persone in più saranno prive di un impiego e molte di più saranno bloccate in lavori vulnerabili e precari – questo obiettivo riflette le preoccupazioni dei Governi e delle persone di tutto il mondo. Il tema del lavoro dignitoso per tutti è trasversale all’intera Agenda grazie ad uno specifico obiettivo «promuovere una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti». Sono inoltre presenti specifici target sull’occupazione giovanile, il lavoro minorile e il lavoro forzato, la valorizzazione delle competenze, l’empowerment delle donne e la crescita della produttività e del lavoro produttivo. L’Agenda 2030 riafferma anche la necessità di rispettare, proteggere e promuovere le libertà fondamentali per tutti e riconosce l’importanza della protezione sociale, così come del contributo positivo dei migranti a una crescita inclusiva e allo sviluppo sostenibile. Le priorità di un lavoro dignitoso sono comprese anche in altri obiettivi. Nell’Obiettivo 4 in materia di educazione sono contemplate le capacità tecniche e professionali, mentre nell’Obiettivo 1 in materia di povertà sono trattate le piattaforme di protezione sociale. Ora è necessario chiedersi se, tutto questo davvero si potrà trasformare in cambiamenti effettivi nel mondo del lavoro? Nonostante il sorprendente progresso in alcuni campi, i precedenti Obiettivi del Sviluppo del Millennio hanno ottenuto risultati contrastanti. Quindi, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile possono avere dei risultati migliori? La risposta è che bisogna ottenerli. Resta comunque importante sottolineare che, il nuovo programma non è vincolante, bensì volontario. Anche se, condizionerà gli ambiti essenziali della politica, indirizzerà l’opinione pubblica, guiderà l’Aiuto pubblico allo sviluppo (ODA) e fornirà alcuni punti di riferimento per valutare e controllare le decisioni dei Governi. Inoltre definirà il percorso per le attività di programmazione all’interno del sistema di sviluppo delle Nazioni Unite. In termini di Obiettivi e di agenda del lavoro dignitoso, su cosa dovremmo concentrarci? Riportiamo alcune riflessioni, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, su tre settori chiave. 1. Cambiamenti delle politiche a livello nazionale Mentre gli obiettivi sono globali, ogni Nazione stabilirà i propri obiettivi nazionali. Il successo dipenderà principalmente dall’azione a livello nazionale, spinta soprattutto dalla disponibilità, da parte dei Governi, di dare priorità agli obiettivi e agli scopi e di saper adattare la loro politica. Strategie nazionali esaurienti e operative per l’Obiettivo 8, tra cui l’occupazione e lavoro dignitoso, richiederanno anche strumenti diagnostici, indicatori affidabili e una nuova disponibilità riguardo ai trasferimenti e alle cooperazioni all’interno dei settori della politica. 2. Accordo mondiale Un ambiente internazionale di supporto sarà necessario per far avanzare l’agenda post-2015, in particolar modo nei Paesi più poveri. Tuttavia un accordo globale è tuttora una questione delicata, un campo dove gli Obiettivi del Sviluppo del Millennio hanno chiaramente fallito. Comunque, il contesto internazionale è cambiato. Ci sono segni di uno spostamento verso una costellazione di potere multipolare e verso innovazioni nelle istituzioni dell’amministrazione mondiale, come il nuovo ruolo del G20 e la Nuova banca di sviluppo che è stata proposta (precedentemente chiamata Banca di Sviluppo dei BRICS). L’Aiuto pubblico allo sviluppo resterà fondamentale per alcuni Stati emergenti e per alcuni settori, ma sarà in ugual modo importante anche la ripresa nella tendenza dello sviluppo delle strutture internazionali per il commercio, finanza, investimento, tecnologia, gettito fiscale, migrazione e l’ambiente. 3. “Agire uniti” Una cooperazione più vicina agli obiettivi di sviluppo sostenibile con altre agenzie e magari con enti finanziari internazionali sarà una preoccupazione essenziale e rinnoverà gli sforzi per agire come un unico sistema delle Nazioni Unite. Per concludere, finora è ben riconosciuto nel programma post-2015 il potenziale del lavoro dignitoso come un conducente per uno sviluppo generalizzato e sostenibile. A nostro avviso, lo sviluppo sostenibile è possibile solo con la partecipazione attiva del mondo del lavoro. I governi, i datori di lavoro e i lavoratori non sono osservatori passivi bensì attori del cambiamento, capaci di concepire nuove figure professionali, nuovo Capitale Umano, attento ai temi della sostenibilità (no Dumping pathways). Il nuovo capitale umano, che offre il proprio contributo alle 4 dimensioni dello sviluppo sostenibile, è definito dalla Fondazione Simone Cesaretti “Sustainable Jobs”. +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++